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Chiesa di San Michele extra moenia

L’edificio religioso più antico del centro storico mondragonese è la chiesa di Sant’Angelo o di San Michele extra moenia. Il nome col quale il complesso religioso è noto oggi fu attribuito nel 1741, dopo la dipartita del sacerdote che officiava la messa nella Chiesa, i cittadini chiesero al vescovo di Carinola di poter trasferire la parrocchia dal casale di Sant’Angelo all’interno della cittadella fortificata, per annetterla alla collegiata di San Giovanni Battista.

Fu così che il vescovo decise di dividere la chiesa in due parrocchie, attribuendo a quella di Sant’Angelo il titolo di San Michele extra moenia e alla collegiata di San Giovanni Battista il titolo di San Michele intra moenia.

Nelle Rationes Decimarum del 1308, tra le strutture religiose della Diocesi di Carinola compare una Chiesa di “S. Angelo”, che probabilmente faceva riferimento alla primitiva chiesa della Villa dei Marchi, in seguito casale di S. Angelo. Altre notizie sulla chiesa giunsero dal Codex Diplomaticus Cajetanus del 1365 che racconta della concessione in enfiteusi a un privato di un terreno orticolo della chiesa di Sant’Angelo, sito nei pressi della costa (S. Lucia), da parte dell’arciprete di Itri.

La Chiesa è posta all’ingresso del borgo di Sant’Angelo (uno dei borghi più noti del territorio domizio) e, nel corso dei secoli ha subito sostanzialii trasformazioni, che ne hanno modificato l’impianto iniziale. A tal proposito, è probabile che sia stato oggetto di lavori di ripristino dopo il 1463, anno dell’ingresso delle truppe di Alfonso d’Aragona nel feudo di Sessa, per la guerra contro i Marzano; le truppe catalane, infatti, durante la della rocca di Mondragone, si occuparono di radere al suolo il casale del borgo di Sant’Angelo. Recenti ritrovamenti archeologici al disotto della struttura religiosa testimoniano, tra l’altro, la presenza di un sito cimiteriale d’origine preromana.

Questi ritrovamenti potrebbero essere ricollegati a quelli degli inizi del XX secolo a Cantarella, località vicina nella quale, durante i lavori di estrazione del tufo dalle cave alle pendici del monte Petrino, furono rinvenute semplici tombe scavate, a forma di parallelepipedo, databili tra la fine del IV e la metà del II secolo a.C. A testimonianza dell’evoluzione dell’edificio sono alcuni dati facilmente riscontrabili, come l’irregolarità dell’impianto planimetrico, la diversità morfologica delle coperture e le opere di consolidamento rinvenute nell’opera muraria. Tutte le diverse fasi di edificazione della Chiesa sono hanno un denominatore comune: la ricerca di una semplicità estetica e strutturale, che è certo espressione di un ambiente rurale povero, ma comunque molto legato ai suoi luoghi di culto religiosi e civici, che diventano in questo modo manifesto dello spirito della comunità del borgo di Sant’Angelo.

L’edificio si eleva rispetto alle strade alle quali fa angolo: il suo interno è raggiungibile unicamente attraverso delle scale che conducono a due ingressi, entrambi di modeste dimensioni, di cui uno sulla facciata ad ovest e l’altro a sud, appena sotto la torre campanaria che fa parte della chiesa. La facciata occidentale è alquanto semplice e priva di decorazioni; ha tre aperture, delle quali una in asse con la porta e le altre due disposte lateralmente; il tutto chiuso con una sottile cornice, che nella parte centrale assume forma triangolare ed è sormontata da una statua raffigurante l’Arcangelo Gabriele.

L’impianto planimetrico è articolato in tre navate, di cui la centrale, coperta con tetto a capriate, è di dimensioni modeste e identiche a quelle di alcune campate delle navate laterali. La volta di legno, edificata in tempi recenti a causa di intervento di restauro della Chiesa, ha come intento quello di riprodurre la volta originaria dell’invaso della navata. In asse all’ingresso nella navata è un’abside a pianta semicircolare, di dimensioni modeste, che ospita una mensa per celebrare i riti sacri. Nella zona absidale, su una delle pareti si apre l’ingresso alla cappella del Santissimo, alla quale è possibile accedere anche dalla navata di destra. Questa Cappella è formata da uno spazio rettangolare sovrastato da una doppia volta a crociera. L’illuminazione è data da un oculo che affaccia sulla “strada Sant’Angelo”.

Le navate laterali invece presentano quattro archi per lato, i primi due più piccoli rispetto agli altri due. Inoltre, le campate presentano delle volte a crociera,  ad eccezione della terza campata di destra, che è parzialmente occupata dal primo livello della torre campanaria (all’interno del quale è stato realizzato un secondo ingresso), che “sprofonda” nell’ambiente sacro, riducendo lo spazio della navata ad un corridoio coperto con una duplice volta a crociera. L’arco, che da questa sorta di corridoio immette nella navata, è in mattoni, così come quello frontale che immette nell’altra navata, dove però l’apparato murario, a causa dei lavori di ampliamento della chiesa, è stato sostituito da conci in tufo. La struttura, infatti, è realizzata con blocchi di tufo grigio di estrazione locale.

Il secondo arco presenta una chiave alla sommità e ha delle dimensioni leggermente più grandi degli altri. L’ambiente circostante, diversamente da quelli che lo precedono, presenta una volta a vela rispetto alla volta a crociera presente negli altri archi. La campata successiva a quella contenente la torre campanaria continua con la stessa ampiezza ed è coperta da una volta a botte con direttrice parallela alla lunghezza della campata ed è collegata a un altro ambiente coperto con una volta a botte, grazie a un arco che poggia su due colonne in granito (probabilmente spoglie di qualche edificio romano). Tale ambiente, in base a diversi studi condotti nel corso degli anni, doveva un tempo essere completamente affrescato. Probabilmente doveva far parte di una struttura a sé stante, a giudicare dalla sua impostazione così diversa rispetto al resto della struttura, forse una primitiva chiesa o parte di essa, che è stata poi compresa nella chiesa successiva e in seguito trasformata in sagrestia. Giunto ai nostri giorni solo grazie ad alcuni frammenti è un dipinto, altro elemento decorativo del posto, la cui realizzazione è datata tra il XV e il XVI secolo, che è possibile ritrovare tra il terzo e il quarto arco della parete di sinistra della navata.

Da questi frammenti, scoperti sotto lo spessore della tinteggiatura, si evince chiaramente una figura di una Madonna con Bambino. Inoltre, anche se meno evidenti, sono rintracciabili le figure dei personaggi che affiancano la Vergine, con tutta probabilità dei santi.  

Un elemento strutturale di particolare interesse è la crociera a sesto acuto (anteriore agli interventi settecenteschi), che copre l’invaso dell’ultima campata della navata di sinistra, a supporto della tesi secondo la quale la struttura dell’edificio è una commistione di interventi di epoche diverse che nel corso degli anni hanno costituito un unicum spaziale, di complessa articolazione. Di attestazione sicura è un ampliamento della Chiesa, che è stato effettuato durante il XVIII secolo.

Tutto ciò è deducibile dal fatto attraverso un prolungamento verso ovest della struttura, con l’aggiunta di due campate che sono state aggiunte al corpo centrale della navata. In particolare, le campate della navata laterale sinistra hanno conservato l’ampiezza di quelle esistenti, con le quali si sono fuse in un unico corpo. L’aggiunta della navata a destra, invece, ha tenuto in considerazione la conformazione strutturale precedente, motivo per cui mantiene le proporzioni di quella di sinistra per la parte nuova, laddove invece presenta una diversa articolazione dove inizia la parte antica (che contiene anche l’ambiente in cui è stato rinvenuto l’antico affresco).

A far parte del corpo antico di destra vi è anche l’originaria sacrestia, realizzata in epoca recente e posta esternamente alla struttura. Un’altra aggiunta settecentesca è la cappella del Santissimo, il cui ingresso originario avveniva direttamente dall’abside. Anche questa struttura religiosa dovette assolvere nel tempo alla funzione di sepolcreto, con la presenza di ipogei alla navata centrale recentemente scoperta e lasciata occlusa, non tralasciando la presenza, sotto la chiesa, di preesistenze alla struttura cattolica.

La torre campanaria, infine, ha anche un valore ambientale: data la sua peculiare posizione, la torre caratterizza l’ambiente proprio perché posta come riferimento dell’ingresso e della presenza del casale santangiolese.

La torre è messa in risalto dal basamento e dalla scala, che consente di raggiungere il piano dell’ingresso, il quale immette, a sua volta, in un ambiente quadrangolare coperto a crociera.

Da questo spazio, attraverso le aperture ricavate sui lati della torre, è possibile accedere alla chiesa. Negli altri tre livelli sono, in ordine: aperture ad arco, un orologio e aperture con campane che, oltre a suonare per l’annuncio dei riti sacri, scandiscono i rintocchi dell’orologio. Quest’ultimo conferisce al campanile anche la funzione di torre civica, dato che l’attuale quartiere di Sant’Angelo era, fino al XIX secolo, ancora un nucleo isolato dagli altri insediamenti che poi, una volta uniti, hanno costituito il centro storico mondragonese. E ancora, se questa struttura dovesse esser coeva al primo nucleo della chiesa, non si potrebbe escludere un’altra funzione svolta per qualche secolo, come elemento di avvistamento, per scongiurare l’effetto sorpresa di eventuali attacchi saraceni.

Testi di Francesco Miraglia & Corrado Valente
Foto di Angelo Razzano
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