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Cappella della Madonna del Giglio

La piccola struttura sacra fu realizzata fuori la Porta di Sant’Angelo, a ridosso della murazione dell’abitato della Terra di Mondragone; il suo campanile a torretta insisteva proprio sulla suddetta murazione (della quale, alle spalle della cappella, si conserva un tratto), nel punto in cui si apriva il varco nella cinta difensiva, ancora parzialmente visibile. Probabilmente, l’edificio era stato edificato  in quel punto per creare, insieme alla torre che si ergeva all’altro lato della Porta, una sorta corridoio davanti al varco, per assicurare una maggiore possibilità di difesa.

Lo spazio sacro adibito al culto non è particolarmente grande, e il soffitto è coperto con un affresco che risale al XIX secolo. Il tema centrale riproposto dall’affresco, riportato alla luce solo qualche anno fa, è la Vergine del Giglio. Un tempo, l’invaso della cappella era chiuso con una volta a botte con quattro lunette per lato, all’interno delle quali si aprivano luci circolari. Negli anni trenta del XX secolo la volta, ormai fatiscente, è stata sostituita con un soffitto sormontato da un tetto a capriate. Circa vent’anni dopo sono stati rimossi anche gli stalli lignei occupati dagli adepti della confraternita durante le celebrazioni liturgiche e le normali assemblee.

In questo ambiente, similmente alla cappella del Carmine, le pareti sono articolate con paraste in stucco, che propongono sagome di capitelli corinzi. Durante i lavori di restauro della struttura è stata portata alla luce anche la cripta funeraria, il cui accesso è dato da una piccola botola posta all’ingresso. L’ipogeo della Chiesa, invece, era stato adibito alla sepoltura dei confratelli e dei loro familiari.

Testi di Francesco Miraglia & Corrado Valente
Foto di Angelo Razzano
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